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giovedì 21 giugno 2012

LIKE THE MOON | Stella Robi | Siska Editore


LIKE THE MOON – La faccia nascosta della luna

(Stella Robi - 2011)

Siska Editore



INTRO:
Una piccola casa editrice digitale il cui motto è “the other side of th’e book” ed eccomi alle prese con la mia prima lettura di e book. Vi confesso che l’esperienza non è male come – da amante delle pagine polverose, ingiallite, odorose dei libri – con un certo preconcetto temevo…. Invece l’edizione è curata, le pagine sono integrate con belle foto e link a musiche che potenziano le atmosfere del libro di Stella Robi.

In pillole:  
Una giovane donna viene uccisa per aver visto qualcosa che non doveva vedere. La polizia indaga, ma soprattutto la sua migliore amica, inconsapevolmente coinvolta, finisce vittima di un’aggressione e viene salvata da un misterioso uomo che entra di prepotenza nella sua vita. Il mistero si infittisce mentre la donna si innamora del suo salvatore, che nasconde non pochi segreti.
Temi:
E’ un thriller in piena regola, con l’intreccio tipico delle spy stories e le atmosfere della cinematografia americana di genere.  Pur con qualche ingenuità, sicuramente giustificabile in un romanzo d’esordio, che talvolta rende lo sviluppo della storia a tratti un po’ farraginosa e  prevedibile, il libro è avvincente e si fa leggere tutto d’un fiato.




Leggilo se:
  • Ti piace stare col fiato sospeso, pagina dopo pagina
  • Sei fan delle atmosfere classiche del thriller americano
  • Ti piace giocare al piccolo Sherlock Holmes e scovare l’assassino prima che ti venga svelata la soluzione

Non leggerlo se:  
-         sei un purista del genere e pensi che sia difficilissimo scrivere una spy story a prova di bomba, senza mutuare troppo da film e libri. Perché la pecca del romanzo della Robi sta proprio, forse, in un’eccessiva (seppure magari involontaria) presenza di citazioni.
-         Non ti piace che autori italiani ambientino le loro storie negli Stati Uniti, finendo poi per descrivere un mondo privo di dettagli significativi e di atmosfere autentiche che possano arricchire il mero svolgersi degli eventi.

PS: se vuoi acquistare l'e-book di Stella Robi a 4,99 euro clicca qui! 

Dice l'autrice di sè: "Fin da bambina mi divertivo a inventare storie e spesso anche a raccontarle. Poi ho scoperto la bellezza della lettura e ho assaporato l’emozione di vivere, come in un viaggio, attraverso le pagine dei libri. Così, è stato quasi naturale ritrovarsi un giorno con una penna in mano e cominciare a scrivere. Qualche tempo fa, guardando tra i miei sogni nel cassetto, mi sono detta: perché non tentare? Da qui l'inaugurazione del mio blog, Verso il Nadir, e la nascita di Stella Robi: il mio alter ego, la mia prospettiva seducente." 


Recensito da: VM

mercoledì 13 giugno 2012

Le ragazze di Ventas | Dulce Chacon | Edizioni Neri Pozza


Le ragazze di Ventas
(Dulce Chacón – 2005)
Edizioni Neri Pozza



Avete bisogno di una bella dose di energia e di una sferzata di coraggio tutta al femminile? 
Ecco a voi la fragolosissima recensione della settimana a cura di Strawberry :-)
...che donne!!!!!



In pillole:  
Nel carcere femminile di Ventas, a Madrid, Hortensia, Elvira, Tomasa, Reme sono costrette a scontare una condanna per le azioni di guerriglia e resistenza al regime di Francisco Franco, insediatosi dopo tre anni di sanguinosa guerra civile. Le loro vite, segnate dal dolore e dal silenzio a cui sono costrette dalla vita in prigione e dal nuovo regime, s’intrecceranno inesorabilmente le une alle altre e diverranno testimonianza del coraggio e della dignità umana e femminile di uno dei periodi più oscuri della storia contemporanea spagnola.

Temi: il libro narra una storia di dolore e sofferenza, ma anche d’amore e di speranza. L’universo femminile è descritto dettagliatamente e la tematica del corpo è ben evidenziata in ognuna delle storie di queste donne, che vivono sulla loro pelle la repressione franchista. Non manca la prospettiva storica, analizzata e rappresentata in maniera attenta e verosimile.




Leggilo se: 
·         Se pensi che la Storia possa sempre insegnarci qualcosa
·         Se ti piacciono le storie al femminile e le tematiche di genere
·         Se stai cercando una lettura che ti emozioni ma che, allo stesso tempo, ti impegni intellettualmente

Non leggerlo se:
·         Sei in un periodo di svago
·         Non ami le ambientazioni storiche

Veniamo a noi: 

Una degli elementi chiave del romanzo di Dulce Chacón è sicuramente la scelta di mettere al centro della narrazione la donna. L’universo di Le ragazze di Ventas è, senza dubbio, un universo femminile. Non che manchino i personaggi maschili né che i loro ruoli nell’intreccio sono irrilevanti. Tuttavia l’autrice sceglie di porre questi uomini al margine. Così, mentre gli uomini si rinchiudono nella loro paura e nei loro rimorsi o si danno alla macchia per non farsi catturare dagli uomini della Falange, le donne restano ad affrontare la realtà e quel silenzio a cui sono condannate, che ben presto però si trasforma nella loro arma per continuare a resistere, a sperare, a vivere.
Credo che questo sia, forse, l’aspetto che più le rende vicine al lettore o, per meglio dire, alla lettrice. Sono tante le storie di donne condannate al silenzio per più di un motivo e che lottano per avere voce. E sono tante, anche, le donne che, senza dichiarazioni urlate, senza esclamazioni pubbliche, ma in maniera discreta, silenziosa, compiono azioni importanti, atti coraggiosi o semplicemente affrontano una quotidianità che potrebbe avere dello straordinario ma che esse vivono come normalità. Di esempi ce ne sarebbero tanti e mi viene in mente quello di Rossella Urru, una ragazza straordinaria che nessuno di noi conosceva ma che nel suo piccolo, senza sbandierare alcunché, si impegnava a rendere questo mondo migliore. Il suo rapimento, giustamente riecheggiato su ogni mezzo di comunicazione, ce l’ha fatta conoscere e spero tanto che Rossella possa presto tornare a quella sua quotidianità silenziosa che le permetteva di inseguire i suoi sogni.

La Frase che mi piace:

Forse il tempo si misura in parole. Nelle parole che si dicono. E in quelle mai pronunciate.”



lunedì 11 giugno 2012

SE FACEBOOK TI FA VENIRE IL VOMITO…


Se facebook ti fa venire il vomito…


Ho controllato, è dal settembre 2007 che sono su facebook, quasi 5 anni.
Devo dire che l’ho sempre amato, l’ho sempre trovato un’invenzione pazzesca, ho sempre letto gli stati d’animo di amici e conoscenti con piacere e condiviso i miei con altrettanto entusiasmo.
Ho postato foto, ho postato frasi celebri, ho postato momenti di tristezza e momenti di allegria.
Facebook c’era al mio matrimonio, facebook c’era quando ho cambiato lavoro, facebook c’era persino quando è nata mia figlia!
Una grossa fetta della mia vita degli ultimi miei quasi 5 anni si può tranquillamente trovare e riscostruire sul social network di zuckenberg...




Poi su facebook ho ritrovato amici e conoscenti che avevo perso per strada, che magari non avevo voglia di vedere tutte le sere come gli amici più cari ma di scambiarci due parole ogni tanto perchè no.
E poi su facebook scopri che certe persone quando scrivono sono proprio simpatiche e ho rivalutato tanta gente in questo modo.
E ultimo, ma non per importanza, su facebook le notizie girano alla velocità della luce, e allora l’ho sempre trovato utile per aumentare la conoscenza e la coscienza sociale, perchè così se c’è il parmigiano caduto da comprare o l’indirizzo utile da far sapere velocemente o la petizione da firmare, in un giorno solo si possono fare miracoli, grazie alla viralizzazione tipica di questo social network.

E, devo anche aggiungere che su facebook, oltre ad aver curato per un po’ di tempo una pagina-fan aziendale, ho pure aperto una pagina di supporto al mio blog per condividere consigli su libri ed eventi letterari.

Quale migliore strumento potevo trovare per “condividere” appunto la mia passione?? Nessuno meglio di questo!

Detto tutto ciò, messe per iscritto tutte queste sacrosante verità, io ho un problema.


E’ qualche settimana ormai che facebook mi fa venire il vomito.
Nooo, non è una cosa ideologica o dalle origini profonde, non ha a che fare con una scelta culturale o vattelapesca, no no no.
E’ solo una cosa fisica, puramente fisica.
Sì, lo giuro, non so spiegarlo meglio di così ma non appena mi sforzo di aprire la pagina web...bleah...il conato è già in agguato.

Attenzione! Questo non è uno scherzo!
Sto dicendo tutta la verità nient’altro che la verità, sperando di trovare qualche anima pia che ha già sperimentato tutto ciò e che può dirmi come guarire.

Sì, perchè io voglio guarire, voglio vedere ancora cosa fanno i miei amici durante il giorno, e cosa pensano e che belle foto mettono ma in questo momento non riesco proprio (o riesco per pochissimo tempo e poi mi devo fare una limonata o prendere il gaviscon...).
E poi devo controllare e alimentare e far vivere la mia amata pagina dedicata ai libri, sono una persona responsabile io.


Cosa può essere? Overdose da facebook? E se esiste, perchè proprio ora? E quanto può durare?
Devo chiamare il dottore, lo psicologo o un esorcista?

Spero tanto che qualcuno possa darmi una mano e dirmi che guarire si può.


Grazie in anticipo
Sempre vostra

EA

mercoledì 6 giugno 2012

MARTA CHE ASPETTA L’ALBA | MASSIMO POLIDORO | PIEMME


             MARTA CHE ASPETTA L’ALBA
            (MASSIMO POLIDORO – 2011)
          PIEMME

Ho esitato prima di decidermi a comprare questo libro … un libro sulla malattia mentale, sulla sofferenza, su un tema ancora oggi tanto delicato … ma poi ho preso il coraggio a quattro mani e, alla fine, sono felice di averlo fatto. Se non abbiamo il coraggio di aprire una finestra su mondi lontani dal nostro, ma spesso più vicini di quel che crediamo, rimarremo sempre al buio!

In pillole:  
Questa è la storia di una donna, Mariuccia, che si ritrova sola e con una figlia (e, nell’Italia degli anni ’60, non era proprio cosa facile ….) e decide di fare domanda come infermiera all’ospedale psichiatrico di Trieste.
Mariuccia però non è un’infermiera, fa la magliaia ed è una madre che ha bisogno di mantenere se stessa e la propria bambina … ma soprattutto è una donna coraggiosa, alla quale il nuovo lavoro apre la porta su un mondo molto diverso da ciò che immaginava. Nell’ospedale psichiatrico i “matti” non sono persone, sono “esseri” senza diritti, da gestire in modo che rechino meno disturbo possibile.
Il lavoro degli infermieri è quindi mosto simile a quello dei secondini in un carcere e i “matti” subiscono ogni genere di trattamento inumano, (camere di isolamento al buio totale, elettroshock, camicie di forza) senza che nessuno mai osi dire alcunché. La stessa Mariuccia, pur vedendo questa orrenda realtà parallela e ponendosi da subito delle domande sul perché degli esseri umani debbano subire tanto orrore, non osa dire nulla per timore della terribile caposala, la signora Pasin, dalla quale dipendono tutte le decisioni, sia sulla vita dei pazienti che su quella delle infermiere. Basta una parola di troppo per perdere il lavoro, e Mariuccia non può permetterselo!
Si adatta a quella quotidianità assurda e obbedisce agli ordini, proibendosi anche solo di pensare che i “matti” sono persone con una storia, una vita, un’anima. Ma la storia di Mariuccia si intreccia con quella di un’altra donna, una “matta” che, al suo ingresso nell’ospedale psichiatrico era solo una ragazzina. Si chiama Marta ed è stata ricoverata dopo aver dato in escandescenze a seguito di una sbronza. Marta ha perso il padre e la madre in un incidente ed il cognato, dopo aver plagiato la sorella, l’ha fatta internare sostenendo che lo shock per la perdita dei genitori l’ha fatta impazzire e che è un pericolo per sé e per gli altri. La verità è un’altra, il cognato di Marta vuole per sé l’azienda del suocero e la presenza della ragazza, ribelle e non disposta a farsi plagiare come la sorella, è un problema. Ma Marta è una “matta”, non ha diritti, nessuno l’ascolta e scivola sempre più nel baratro dell’orrore.
La vita di Mariuccia cambia con l’arrivo di un medico giovane e coraggioso, Franco Basaglia, che inizia a denunciare con forza i trattamenti a cui sono sottoposti i pazienti psichiatrici e si impegna in prima persona per ottenere per loro un nuovo mondo, un mondo in cui possano essere ascoltati e curati. Un mondo in cui, se possibile, possano essere reinseriti. Mariuccia crede in Basaglia e trova in sé la forza di seguirlo e di diventare una donna migliore, coraggiosa e indipendente. Per lei arriva finalmente una nuova alba. E lo stesso vale per tanti pazienti dell’ospedale, che iniziano finalmente ad essere “uomini e donne”, non solo “matti”. Purtroppo, però, per alcuni, l’alba è arrivata troppo tardi. E per Marta?
Temi: il libro affronta un tema veramente difficile: la malattia mentale, le sue conseguenze devastanti per il malato e anche per chi gli sta accanto. L’autore racconta della lotta di un uomo che ha davvero cambiato il mondo della psichiatria ed il modo di concepire la malattia e di vedere il malato. Si parla quindi di malattia e rispetto del malato, parla di umanità e disumanità degli operatori sanitari. Ma anche della condizione femminile alla fine degli anni ’60 e delle lotte delle donne per ritagliarsi la propria indipendenza ed il diritto di scegliere. Attraverso le storie (tragiche ma anche di speranza) di Marta e Mariuccia il lettore è portato a riflettere su questi temi.
Il libro parla del lavoro coraggioso di Basaglia e di come un uomo di grande competenza e di profonda umanità, abbia saputo lottare per cambiare le cose. Parla quindi di coraggio e di dedizione. Quello che, però (e purtroppo) non viene affrontato è l’altro lato della medaglia, vale a dire il rapporto tra i malati ed i familiari che devono prendersi cura di loro. Molti dei matti di Basaglia sono riusciti a reinserirsi. Ma come si affrontano i problemi di quelli che non ce la fanno? Chi aiuta coloro che se ne devono occupare? Su questi aspetti, al termine della lettura, conviene forse riflettere.


cit. Basaglia

Leggilo se:
  • Non hai paura di una lettura impegnativa e “forte”.
  • Pensi che conoscere le cose orribili che l’uomo ha saputo fare in passato è il miglior modo per far sì che non si ripetano in futuro.
  • Pensi che, in fondo, da vicino nessuno è “normale”.

Non leggerlo se:
  • hai paura di commuoverti.
  • Vuoi sempre il lieto fine.

Veniamo a noi: come ci poniamo davanti alle disabilità (di qualunque tipo, fisiche e mentali)? Siamo davvero così aperti a ciò che è diverso da noi? O abbiamo paura? E questa paura è davvero così ingiustificata? I manicomi in Italia non esistono più e questo significa che storie come quella di Marta, grazie a Dio, non potranno più ripetersi. Ma la chiusura dei manicomi non ha portato con sé la creazione di una rete di strutture e supporti per la gestione dei malati. Tutto grava sulle famiglie e le cronache sono piene di episodi drammatici scaturiti proprio dall’abbandono di coloro che hanno la disgrazia di un figlio, un fratello, un genitore che soffre di disturbi mentali. Se era ingiusto e incivile trattare i “matti” come animali, è giusto e degno di un paese civile abbandonare a se stessi le famiglie che sono colpiti dalla disgrazia della malattia mentale?

La Frase che mi piace:E, come quel giorno, ogni mattina Marta si fa trovare sempre sotto il portico, che piova o ci sia il sole. Lei è sempre là, che aspetta l’alba e l’arrivo della sua amica Mariuccia”.


Recensito da ET