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giovedì 24 gennaio 2013

Bambini e basta - Irene Bernardini (Mondadori)


BAMBINI E BASTA
 (IRENE BERNARDINI – 2012)
MONDADORI



Chi ha bambini lo sa: il mestiere di mamma o di papà è davvero una sfida … arriva quella creaturina e il mondo si stravolge. Tutti pensiamo che essere genitori è difficile e, tendenzialmente, proviamo a fare del nostro meglio per affrontare questa avventura … ma forse, se ci sforziamo di richiamare alla mente il nostro passato … ecco, forse ci rendiamo conto che, a volte, è difficile anche essere bambini. 
O meglio, è difficile essere BAMBINI E BASTA!
In pillole:  
Questo è un libro che parla di bambini. E lo fa dal punto di vista di una psicologa che sta … dalla parte dei bambini. Bambini contesi tra genitori che non si amano più; bambini caricati di responsabilità e aspettative più grandi di loro; bambini dei nostri tempi, che devono fare danza-yoga-corsidicucina-musica-psicomotricità e chi più ne ha più metta e poi sono troppo stanchi per poter giocare …. O per potersi annoiare! La Dottoressa Bernardini affronta il tema di cosa significa essere bambini oggi e di come, spesso, noi “grandi” dimentichiamo che i bambini non sono “adulti in miniatura”, non sono “come noi solo più piccoli” … loro sono creature magiche e speciali proprio perché diversi da noi. 
Hanno già dentro di sé il seme di ciò che saranno, ma per poterlo sviluppare è necessario che, durante la loro infanzia, possano essere  BAMBINI. E niente altro. 
L’autrice racconta, con la competenza di una professionista ma anche con la sensibilità e l’indulgenza di chi è mamma, le sue esperienze con i bambini e con i genitori, aiutandoci a riflettere sul delicato equilibrio tra adulti e piccini e su quanto questi ultimi abbiano bisogno di genitori “grandi”, che li sappiano guidare, con amore e fermezza, verso ciò che è giusto per loro (anche se, a volte, questo significa dire dei “NO”) e che, da soli, non sono in grado di raggiungere. 

Temi:  qui si parla di tante cose. Di mamme e papà, di bambini, di famiglie. E si parla anche di come i “grandi” di oggi abbiano perso la loro capacità (ed il coraggio!) di essere davvero adulti e della tendenza a caricare i bambini di responsabilità e ruoli che non dovrebbero appartenergli … non ancora, almeno. Si parla di come i bambini abbiano bisogno di noi ma anche di come noi abbiamo bisogno di loro; di come “Abbiamo bisogno dei bambini, che sono persone intere e immature, incompiute e perfette, che cambiano ogni giorno”.



Leggilo se:
  • Sei mamma, papà o, comunque, educatore.
  • Credi che tutti noi “adulti di oggi”, genitori e non, abbiamo la responsabilità di crescere gli “adulti di domani” e di piantare, attraverso l’educazione dei piccoli ed il nostro esempio, il seme per un mondo migliore.

Non leggerlo se:
  • I bambini no, per carità ….
  • I saggi ti fanno addormentare.

Veniamo a noi:  Beh, certamente non parliamo di una lettura semplice. Almeno non nei temi e negli argomenti, perché qui – va detto! – si affrontano cose “grandi”. Ma la magia di questo libro sta nel fatto che un tema così importante come quello dell’educazione dei bambini in un mondo alla rovescia, in cui si assiste sempre più spesso all’ “adultizzazione” dei piccoli ed all’ “infantilizzazione dei grandi”, è affrontato con grande umanità e semplicità, senza che questo vada a discapito della profondità e della competenza. L’autrice non dà ricette né istruzioni per l’uso; non si mette in cattedra, ma fornisce degli spunti di riflessione e delle chiavi di lettura. Ammettendo lei per prima che essere “grandi” non vuol dire essere perfetti e non commettere errori. Ecco, è questa grande umanità di fondo che rende “Bambini e basta” una lettura speciale.

La Frase che mi piace:Questo è un libro per tutte le bambine e i bambini che hanno bisogno che noi siamo grandi. Per tutti noi, donne e uomini, genitori e non solo, che abbiamo bisogno che i bambini siano piccoli”.


Recensito da: Emanuela per The Social Reading  - Librotherapy

mercoledì 16 gennaio 2013

Non ti recensisco, perché? (piccola riflessione personale)


Ultimamente ho letto due libri e di nessuno dei due ho postato la recensione.

Perché?  perché lo spirito del blog è recensire solo i libri che consiglieremmo per un valido motivo ed io questi due libri, arbitrariamente, non me la sento di consigliarli.
In base al concetto di librotherapy che abbiamo sposato, i libri che trovate sul nostro blog pensiamo (speriamo!) che abbiamo una sorta di effetto terapeutico e che possano aiutare le persone a leggere meglio la realtà dentro e fuori di sé.
E io, in questi due libri, non ho trovato questo spunto terapeutico, quell’aiuto che vado sempre cercando in un romanzo e che me lo fa sembrare anche uno strumento sociale di grandissimo valore.



Però, c’è un però, ho cercato di andare oltre la prima sensazione, quella di pelle o di pancia e mi sono chiesta: come mai questi due libri che stanno avendo comunque un discreto, se non addirittura un buon successo di pubblico e critica, io non li consiglierei?
Sono scritti male? Assolutamente no!
Anzi ho trovato in essi scritture nuove , lucide, razionali e molto dirette che sanno catturare l’attenzione del lettore.
Sono prevenuta verso i due scrittori in questione? Assolutamente no anche a questa domanda!
Non conoscevo questi autori ed ho acquistato i loro libri con grandi aspettative dopo aver letto qualche recensione in rete.
E allora? Il problema dove sta?
Il problema l’ho trovato (alleluja direte voi!) e sta nella scelta delle protagoniste dei loro libri, Daria e Sofia.
Queste due ragazze, una sta in “Comunque vada non importa” (Eleonora C.Caruso) e l’altra in “Sofia si veste sempre di nero” (Paolo Cognetti), sono delle antieroine che non sono riuscita a farmi risultare simpatiche.
Sono dal mio punto di vista esempi di quelle persone che gli americani chiamano LOSERS (e noi PERDENTI J), perché si lasciano vivere buttate lì sul divano, o scappano perché nessuno le capisce, o si fanno del male perché hanno i tormenti interiori, o non riescono a costruire rapporti perché hanno dentro troppe cose irrisolte...e....echeppalle!!!



E poi perché?  Hanno forse alle spalle storie iper traumatiche come la splendida Victoria del “Linguaggio segreto dei fiori” della Diffenbaugh (vedi la nostra recensione a questo libro qui)?
Cioè dico, c’è un motivo particolare per cui debbano essere sempre così scazzate/incazzate?
Ecco a mio avviso no, anzi, un motivo secondo loro c’è pure, hanno avuto famiglie più o meno anaffettive e con i loro problemi ma, rischiando di passare per banalotta io vi chiedo: e chi non ce li ha?
E poi, il punto è che io amo chi lotta, chi cerca di migliorarsi ogni giorno, chi vede gli errori e le mancanze dei propri genitori e amici e cerca, da un lato di capire e perdonare, e dall'altro di tirarsi su le maniche per fare in modo di non ripetere quegli stessi sbagli.
A me sta generazione un po’ “facciolascazzatachefatantofigo” mi dà sui nervi.
Mi fa venire voglia di andare a cercare ste ragazze e fare loro una ramanzina da manuale!
Questo atteggiamento che tutto ci è dovuto, che siamo fatte male ma non è colpa nostra, che mia madre doveva volermi più bene, che mio padre doveva essere più presente, che a scuola mi prendevano in giro, ecc.ecc. mi ha stancato!


Mai sentito parlare di libero arbitrio? Ecco e allora vediamo di darci da fare e di lavorare su noi stessi!

Detto questo un merito lo devo riconoscere ad entrambi i libri, con una predilezione per quello di Paolo Cognetti: non mi sono scivolati addosso, nel bene o nel male, la loro scrittura così vivida e talvolta poetica (vedi sempre Cognetti), mi ha fatto arrivare velocemente alla fine e mi ha fatto riflettere, sul libro, sui personaggi e anche – e soprattutto – su di me, su come sono fatta e su come voglio essere (e su come non voglio essere).
Quindi un applauso per aver scritto storie che non si dimenticano anche se, davvero, non riesco, e soprattutto non voglio, condividere i NON-valori che questi libri mi hanno trasmesso.

C’era qualcuno che qualche tempo fa ha detto
Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.
Ernesto Che Guevara

Buona giornata!

lunedì 7 gennaio 2013

OPEN - la mia storia | Andrè Agassi | Einaudi


OPEN – La mia storia

(Andre Agassi – 2009)
EINAUDI Stile Libero




493 pagine in quattro giorni: già questo dovrebbe darvi un’idea di che tipo di libro è “Open”. Uno di quei libri per cui non prendi sonno la notte, per leggere ancora qualche pagina; uno di quei libri per cui non vedi l’ora di tornare a casa, per riaprirlo e riprendere da dove avevi interrotto; uno di quei libri che ti prendono, ti rapiscono, si impossessano di te e ti distolgono da ogni altra cosa. Una delle sensazioni migliori che si possano provare. Dovrebbe succedere più spesso di imbattersi in libri così.
In pillole:  
E’ l’autobiografia di uno dei più grandi tennisti della storia, Andre Agassi. Parla di tennis, di odio, di paura, di amore, di ricerca di se stessi e della propria strada, di evoluzione, di dolore, di amicizia. Insomma, parla della vita.
Una vita in particolare, quella di Agassi. Una vita piena, ricca, tanto di soddisfazioni enormi quanto di baratri in cui cadere  e da cui risalire a fatica.

Leggilo se:
·        Ti piacciono le storie epiche
  • Ami il tennis e te ne intendi, perché ti darà soddisfazione…
  • Ma anche se …non sai niente di tennis (come me ad esempio), né te ne importa nulla, però vuoi accompagnare un personaggio magnifico lungo trent’anni di vita, soffrire con lui, gioire, sperare, commuoverti.

Non leggerlo se :
  • Hai poco tempo da dedicare alla lettura, perché questo libro non te lo permetterà, ti rapirà e non ti lascerà libero finchè non sarai arrivato alla fine.

La mia personalissima opinione:  
Mai avrei pensato di leggere un libro sul tennis. Confesso che non ho mai, dico mai, visto un match né in tv né tantomeno dal vivo. E se abolissero il tennis domani credo che non me ne accorgerei. Però,  mentre leggevo Open, ho cercato su youtube i match di Agassi perché ero ormai preda di una fissazione…
Considero questo uno dei migliori libri che abbia letto negli ultimi tempi.  E’ una lettura avvincente, una storia appassionante. Ed è scritto benissimo: ogni parola è permeata da un’umanità tale, che non puoi che amare il protagonista (Agassi) dall’inizio alla fine.


La Frase che mi piace:

“La vita è un incontro di tennis tra estremi polarmente opposti. Vincere e perdere, amare e odiare, aperto e chiuso. È utile riconoscere questo fatto penoso. Quindi riconoscete gli estremi contrapposti in voi e se non riuscite ad accettarli o a riconciliarvi con essi, almeno ammetteteli e tirate avanti. L’unica cosa che non potete fare è ignorarli”.


Recensito da Valentina Materiale per The Social Reading  - Librotherapy