Ultimamente ho letto due libri e di nessuno
dei due ho postato la recensione.
Perché? perché lo spirito del
blog è recensire solo i libri che consiglieremmo per un valido motivo ed io
questi due libri, arbitrariamente, non me la sento di consigliarli.
In base al concetto di librotherapy che
abbiamo sposato, i libri che trovate sul nostro blog pensiamo (speriamo!) che
abbiamo una sorta di effetto terapeutico e che possano aiutare le persone a
leggere meglio la realtà dentro e fuori di sé.
E io, in questi due libri, non ho trovato
questo spunto terapeutico, quell’aiuto che vado sempre cercando in un romanzo e
che me lo fa sembrare anche uno strumento
sociale di grandissimo valore.
Però, c’è un però, ho cercato di andare oltre
la prima sensazione, quella di pelle o di pancia e mi sono chiesta: come mai questi due libri che stanno avendo comunque un discreto, se non
addirittura un buon successo di pubblico e critica, io non li consiglierei?
Sono scritti male? Assolutamente no!
Anzi ho trovato in essi scritture nuove ,
lucide, razionali e molto dirette che sanno catturare l’attenzione del lettore.
Sono prevenuta verso i due scrittori in
questione? Assolutamente no anche a questa domanda!
Non conoscevo questi autori ed ho acquistato i
loro libri con grandi aspettative dopo aver letto qualche recensione in rete.
E allora?
Il problema dove sta?
Il problema l’ho trovato (alleluja direte
voi!) e sta nella scelta
delle protagoniste dei loro libri, Daria e Sofia.
Queste due ragazze, una sta in “Comunque vada non importa”
(Eleonora C.Caruso) e l’altra in “Sofia si veste sempre di nero”
(Paolo Cognetti), sono delle antieroine che non sono
riuscita a farmi risultare simpatiche.
Sono dal mio punto di vista esempi di quelle
persone che gli americani chiamano LOSERS (e noi PERDENTI J), perché si lasciano vivere buttate lì sul divano, o scappano perché nessuno le capisce,
o si fanno del male perché hanno i tormenti interiori, o non riescono a
costruire rapporti perché hanno dentro troppe cose irrisolte...e....echeppalle!!!
E poi perché? Hanno forse alle spalle storie
iper traumatiche come la splendida Victoria del “Linguaggio segreto dei fiori”
della Diffenbaugh (vedi la nostra recensione a questo libro qui)?
Cioè dico, c’è un motivo particolare per cui
debbano essere sempre così scazzate/incazzate?
Ecco a mio avviso no, anzi, un motivo secondo loro c’è
pure, hanno avuto famiglie più o meno anaffettive e con i loro problemi ma,
rischiando di passare per banalotta io vi chiedo: e chi non ce li ha?
E poi, il punto è che io amo chi lotta, chi cerca
di migliorarsi ogni giorno, chi vede gli errori e le mancanze dei propri
genitori e amici e cerca, da un lato di capire e perdonare, e dall'altro di
tirarsi su le maniche per fare in modo di non ripetere quegli stessi sbagli.
A me sta generazione un po’ “facciolascazzatachefatantofigo” mi
dà sui nervi.
Mi fa venire voglia di andare a cercare ste ragazze e fare
loro una ramanzina da manuale!
Questo atteggiamento che tutto ci è dovuto, che siamo
fatte male ma non è colpa nostra, che mia madre doveva volermi più
bene, che mio padre doveva essere più presente, che a scuola mi prendevano in
giro, ecc.ecc. mi ha stancato!
Mai sentito parlare di libero arbitrio? Ecco e allora vediamo di
darci da fare e di lavorare su noi stessi!
Detto questo un merito lo devo riconoscere ad entrambi
i libri, con una predilezione per quello di Paolo Cognetti: non mi sono
scivolati addosso, nel bene o nel male, la loro scrittura così vivida e
talvolta poetica (vedi sempre Cognetti), mi ha fatto arrivare velocemente alla
fine e mi ha fatto riflettere, sul libro, sui personaggi e anche – e soprattutto
– su di me, su come sono fatta e su come voglio essere (e su come non voglio
essere).
Quindi un applauso per aver scritto storie che non si
dimenticano anche se, davvero, non riesco, e soprattutto non voglio,
condividere i NON-valori che questi libri mi hanno trasmesso.
C’era qualcuno che qualche tempo fa ha detto
Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.
Ernesto Che
Guevara
Buona giornata!
Ciao,
RispondiEliminaun valore terapeutico l'hai comunque trovato: ti ha dato ancora più certezza in te stessa, in quello che credi e soprattutto nella voglia di dare il meglio di te nonostante gli alti e bassi della vita. Di "tipi" come i protagonisti dei due romanzi sopraccitati ce ne sono molti, anzi direi che molti adolescenti si piangono addosso per banalità assurde ma la colpa, se colpa la possiamo chiamare è anche nostra (adulti) che li difendiamo troppo e risolviamo i loro problemi con il timore che possano soffrire.
A presto :)