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mercoledì 16 gennaio 2013

Non ti recensisco, perché? (piccola riflessione personale)


Ultimamente ho letto due libri e di nessuno dei due ho postato la recensione.

Perché?  perché lo spirito del blog è recensire solo i libri che consiglieremmo per un valido motivo ed io questi due libri, arbitrariamente, non me la sento di consigliarli.
In base al concetto di librotherapy che abbiamo sposato, i libri che trovate sul nostro blog pensiamo (speriamo!) che abbiamo una sorta di effetto terapeutico e che possano aiutare le persone a leggere meglio la realtà dentro e fuori di sé.
E io, in questi due libri, non ho trovato questo spunto terapeutico, quell’aiuto che vado sempre cercando in un romanzo e che me lo fa sembrare anche uno strumento sociale di grandissimo valore.



Però, c’è un però, ho cercato di andare oltre la prima sensazione, quella di pelle o di pancia e mi sono chiesta: come mai questi due libri che stanno avendo comunque un discreto, se non addirittura un buon successo di pubblico e critica, io non li consiglierei?
Sono scritti male? Assolutamente no!
Anzi ho trovato in essi scritture nuove , lucide, razionali e molto dirette che sanno catturare l’attenzione del lettore.
Sono prevenuta verso i due scrittori in questione? Assolutamente no anche a questa domanda!
Non conoscevo questi autori ed ho acquistato i loro libri con grandi aspettative dopo aver letto qualche recensione in rete.
E allora? Il problema dove sta?
Il problema l’ho trovato (alleluja direte voi!) e sta nella scelta delle protagoniste dei loro libri, Daria e Sofia.
Queste due ragazze, una sta in “Comunque vada non importa” (Eleonora C.Caruso) e l’altra in “Sofia si veste sempre di nero” (Paolo Cognetti), sono delle antieroine che non sono riuscita a farmi risultare simpatiche.
Sono dal mio punto di vista esempi di quelle persone che gli americani chiamano LOSERS (e noi PERDENTI J), perché si lasciano vivere buttate lì sul divano, o scappano perché nessuno le capisce, o si fanno del male perché hanno i tormenti interiori, o non riescono a costruire rapporti perché hanno dentro troppe cose irrisolte...e....echeppalle!!!



E poi perché?  Hanno forse alle spalle storie iper traumatiche come la splendida Victoria del “Linguaggio segreto dei fiori” della Diffenbaugh (vedi la nostra recensione a questo libro qui)?
Cioè dico, c’è un motivo particolare per cui debbano essere sempre così scazzate/incazzate?
Ecco a mio avviso no, anzi, un motivo secondo loro c’è pure, hanno avuto famiglie più o meno anaffettive e con i loro problemi ma, rischiando di passare per banalotta io vi chiedo: e chi non ce li ha?
E poi, il punto è che io amo chi lotta, chi cerca di migliorarsi ogni giorno, chi vede gli errori e le mancanze dei propri genitori e amici e cerca, da un lato di capire e perdonare, e dall'altro di tirarsi su le maniche per fare in modo di non ripetere quegli stessi sbagli.
A me sta generazione un po’ “facciolascazzatachefatantofigo” mi dà sui nervi.
Mi fa venire voglia di andare a cercare ste ragazze e fare loro una ramanzina da manuale!
Questo atteggiamento che tutto ci è dovuto, che siamo fatte male ma non è colpa nostra, che mia madre doveva volermi più bene, che mio padre doveva essere più presente, che a scuola mi prendevano in giro, ecc.ecc. mi ha stancato!


Mai sentito parlare di libero arbitrio? Ecco e allora vediamo di darci da fare e di lavorare su noi stessi!

Detto questo un merito lo devo riconoscere ad entrambi i libri, con una predilezione per quello di Paolo Cognetti: non mi sono scivolati addosso, nel bene o nel male, la loro scrittura così vivida e talvolta poetica (vedi sempre Cognetti), mi ha fatto arrivare velocemente alla fine e mi ha fatto riflettere, sul libro, sui personaggi e anche – e soprattutto – su di me, su come sono fatta e su come voglio essere (e su come non voglio essere).
Quindi un applauso per aver scritto storie che non si dimenticano anche se, davvero, non riesco, e soprattutto non voglio, condividere i NON-valori che questi libri mi hanno trasmesso.

C’era qualcuno che qualche tempo fa ha detto
Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.
Ernesto Che Guevara

Buona giornata!

1 commento:

  1. Ciao,
    un valore terapeutico l'hai comunque trovato: ti ha dato ancora più certezza in te stessa, in quello che credi e soprattutto nella voglia di dare il meglio di te nonostante gli alti e bassi della vita. Di "tipi" come i protagonisti dei due romanzi sopraccitati ce ne sono molti, anzi direi che molti adolescenti si piangono addosso per banalità assurde ma la colpa, se colpa la possiamo chiamare è anche nostra (adulti) che li difendiamo troppo e risolviamo i loro problemi con il timore che possano soffrire.
    A presto :)

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